La sposa ha l’aria stanca,
starà già pregustando il momento in cui potrà togliersi le scarpe,
lo sposo sembra che fosse già stufo ancora prima di cominciare. Il
fotografo è l’unico che pare felice, urla sbraita e si sbatte
incoraggiandoli a baciarsi, guardarsi negli occhi o prendersi per
mano con Nisida sullo sfondo.
La giornata è meravigliosa, la
pioggia e la tramontana di ieri hanno lasciato l’aria pulita,
tersa, la luce inonda le cose che hanno colori vividi, saturi.
Il vento forte scuote i pini
marittimi del parco Virgiliano, (alzale il velo!, falla girare, così
brava, guarda da questo lato!) che mandano una fragranza di resina.
Il rumore del mare che sbatte giù
giù sotto il costone a tratti è coperto dal fruscio dei rami
(baciala!, baciala!, sorridi, bene così…)
Due ragazzi sono cocciutamente
seduti sul parapetto e anche se il vento a raffiche gli spettina i
capelli e li spinge alle spalle, e sono infreddoliti, e sono
intirizziti, nessuno dei due vuol mollare per primo e dire
spostiamoci di qui non ce la faccio più ho freddo.
Qualcuno ha portato il cane a
fare un giro, altri corrono lentamente, quasi passeggiano, gli
auricolari nelle orecchie. L'atmosfera è rotta (!) solo dal fotografo
esaltato che continua a gridare bravi, forza ragazzi, ancora una,
facciamo l’ultima e andiamo a mangiare.
Le damigelle come la sposa hanno
il vestito bianco, scarpe bianche, calze bianche, viso bianco da
congelamento. Tacchi alti, spacchi e scollature delle grandi
occasioni. I maschi di contorno un po’ scaciati, abiti acquistati
per l’occasione o prestati, forse noleggiati.
L’odore del mare arriva forte,
il vento è teso, rinforza, i gabbiani che si librano nell’aria a
volte sembrano fermi, sospesi, sostenuti dal niente, poi
all’improvviso compiono picchiate vertiginose verso la spiaggia di
Coroglio.
Ora che l’allegra compagnia dei
fotografi e damigelle e parenti si è allontanata, l’unico rumore
che resta è quello delle onde confuso col fruscìo delle piante.
Adesso una nuvola ha coperto il
sole, il vento sembra ancora più freddo, ho voglia di un caffè.
L’odore dei pini è mescolato
alla salsedine, all’erba ancora bagnata di ieri, lentisco e
rosmarino, eucalipto e ginestra. Oltre Capo Misero la sagoma bassa di
Procida, e dietro Ischia che sembra di poterla toccare. Un tizio che
corre non rinuncia a controllare il cellulare. Nel tirarlo fuori
dalla tasca perde una moneta da 2 euro. La raccolgo e lo chiamo. Non
mi sente, ha la cuffietta nelle orecchie. Più tardi lo rincontro, ci
guardiamo in viso, è sudato come un cavallo, ansima e controlla il
telefonino. Non so perché ma non mi va più di dargli i suoi soldi,
me li tengo per il caffè.
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