sabato 7 gennaio 2012

La sposa


La sposa ha l’aria stanca, starà già pregustando il momento in cui potrà togliersi le scarpe, lo sposo sembra che fosse già stufo ancora prima di cominciare. Il fotografo è l’unico che pare felice, urla sbraita e si sbatte incoraggiandoli a baciarsi, guardarsi negli occhi o prendersi per mano con Nisida sullo sfondo.
La giornata è meravigliosa, la pioggia e la tramontana di ieri hanno lasciato l’aria pulita, tersa, la luce inonda le cose che hanno colori vividi, saturi.
Il vento forte scuote i pini marittimi del parco Virgiliano, (alzale il velo!, falla girare, così brava, guarda da questo lato!) che mandano una fragranza di resina.
Il rumore del mare che sbatte giù giù sotto il costone a tratti è coperto dal fruscio dei rami (baciala!, baciala!, sorridi, bene così…)
Due ragazzi sono cocciutamente seduti sul parapetto e anche se il vento a raffiche gli spettina i capelli e li spinge alle spalle, e sono infreddoliti, e sono intirizziti, nessuno dei due vuol mollare per primo e dire spostiamoci di qui non ce la faccio più ho freddo.
Qualcuno ha portato il cane a fare un giro, altri corrono lentamente, quasi passeggiano, gli auricolari nelle orecchie. L'atmosfera è rotta (!) solo dal fotografo esaltato che continua a gridare bravi, forza ragazzi, ancora una, facciamo l’ultima e andiamo a mangiare.
Le damigelle come la sposa hanno il vestito bianco, scarpe bianche, calze bianche, viso bianco da congelamento. Tacchi alti, spacchi e scollature delle grandi occasioni. I maschi di contorno un po’ scaciati, abiti acquistati per l’occasione o prestati, forse noleggiati.
L’odore del mare arriva forte, il vento è teso, rinforza, i gabbiani che si librano nell’aria a volte sembrano fermi, sospesi, sostenuti dal niente, poi all’improvviso compiono picchiate vertiginose verso la spiaggia di Coroglio.
Ora che l’allegra compagnia dei fotografi e damigelle e parenti si è allontanata, l’unico rumore che resta è quello delle onde confuso col fruscìo delle piante.
Adesso una nuvola ha coperto il sole, il vento sembra ancora più freddo, ho voglia di un caffè.
L’odore dei pini è mescolato alla salsedine, all’erba ancora bagnata di ieri, lentisco e rosmarino, eucalipto e ginestra. Oltre Capo Misero la sagoma bassa di Procida, e dietro Ischia che sembra di poterla toccare. Un tizio che corre non rinuncia a controllare il cellulare. Nel tirarlo fuori dalla tasca perde una moneta da 2 euro. La raccolgo e lo chiamo. Non mi sente, ha la cuffietta nelle orecchie. Più tardi lo rincontro, ci guardiamo in viso, è sudato come un cavallo, ansima e controlla il telefonino. Non so perché ma non mi va più di dargli i suoi soldi, me li tengo per il caffè.

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